Venerdì 5 novembre il ministro degli Interni Maroni ha presentato, tra le nuove misure in materia di sicurezza dei cittadini, le nuove disposizioni per le reti WiFi. Più precisamente per quelle pubbliche, semplificandone di fatto la gestione e utilizzo.
Fino adesso le pratiche si basavano sul decreto Pisanu (2005) ed erano decisamente macchinose, lente e cartacee:
l’esercizio pubblico di qualsiasi tipo (bar, ristorante, albergo, rivendita tabacchi) che offre al pubblico un servizio di Internet , tramite terminali, tramite prese ethernet o tramite wi-fi è tenuto ad adempiere ai seguenti obblighi:
a) Inviare al Ministero delle Telecomunicazioni la comunicazione prevista dall’art. 25 del Codice delle Telecomunicazioni
b) richiedere la licenza al questore
c) identificare il soggetto a cui si offre il servizio prima di consentirgli l’accesso procedendo come segue: chiedere un documento di identità, trascrivere su un registro o su un computer i dati anagrafici (data e luogo di nascita, residenza etc), indicare il tipo di documento ( es. patente, passaporto, carta di identità), il n. del documento e fare una fotocopia dello stesso;
d) porre in essere il monitoraggio delle attività svolte dal soggetto a cui si offre il servizio, ovvero: memorizzare e mantenere i dati relativi alla data ed all’ora della comunicazione e alla tipologia del servizio utilizzato, abbinabili univocamente al terminale utilizzato dall’utente esclusi, comunque, i contenuti delle comunicazioni;
e) sanzioni: sanzione amministrativa del pagamento di una somma da € 516,00 a €
3.098,00.
Ora, non è difficile immaginare che questi obblighi non abbiano fatto altro che bloccare la diffusione delle reti WiFi nel nostro paese .
La nuova implementazione si attuerà dal 1° gennaio 2011, ma ci sono già molti punti di domanda e incredibilmente anche dei malumori.
I punti interrogativi si pongo in quanto non è ancora ben chiaro cosa sostituirà l’attuale prassi di registrazione e come si attuerà il tutto una volta pronto (si immagina un’autenticazione gestita con SMS).
Mentre i malumori arrivano da individui che secondo me non hanno ben chiaro cosa sia internet e le reti. Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso si è così espresso:
l’accesso libero alle postazioni wi-fi e agli Internet point porterebbe a ridurre moltissimo la possibilità di individuare tutti coloro che commettono reati attraverso Internet. Bisogna rendersi conto che dietro queste reti wi-fi e Internet point ci si può nascondere benissimo nella massa degli utenti non più identificabili e si possono trovare anche terroristi, pedofili e mafiosi.
Ora, non voglio mettermi contro a quest’affermazione, ma credere che criminalità organizzata di ogni tipo “traffichi” su internet in “chiaro” da un qualsiasi Internet Point o Caffè, mi sembra un po’ pretenzioso …
Se poi terroristi, mafiosi e pedofili non vedono l’ora di andare a fare i loro comodi nelle reti WiFi pubbliche, come mai faranno stati come Inghilterra e Stati Uniti a gestire la cosa, visto che non prevedono limitazioni come le nostre finora ?
Per finire, credo che la notizia sia comunque positiva, se non altro per trovare qualche rete WiFi in più in giro … ma comunque se ne riparlerà a gennaio 2011 …
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